Un film di Wim Wenders. Con Rudiger Vogler, Patrick Bauchau, Vasco Sequeira, Canto e Castro, Viriato Jose da Silva, João Canijo, Ricardo Colares, Joel Cunha Ferreira, Sofia Bénard da Costa, Vera Cunha Rocha, Elisabete Cunha Rocha, Pedro Ayres Magalhães,Rodrigo Leão, Gabriel Gomes, Teresa Salgueiro, Manoel De Oliveira
Chiamato a Lisbona dall'amico regista Friedrich (Bauchau) che vi sta girando un documentario muto e in bianconero, il fonico Philip trova una casa vuota dove rimangono soltanto le pizze del materiale girato. Non gli rimane che andarsene in giro per Lisbona, registrare suoni, ascoltare la musica del quintetto dei Madredeus e innamorarsi della loro cantante. Sulla soglia dei 50 anni Wenders fa il suo film più leggero, decontratto, attraversato da una brezza di giuoco divertito con margini di autoironia. È un film sul cinema, sul centenario del cinema (con omaggi a Fernando Pessoa e a Manoel de Oliveira, classe 1908, che si permette un'entrata charlottiana), una riflessione sui rapporti tra immagine e suono, pellicola e video, verità e menzogna, sull'opposizione tra cinema americano (delle storie) e cinema europeo (dello sguardo). Conclude il discorso sul guardare (filmare) che Wenders cominciò con Lo stato delle cose e continuò in Fino alla fine del mondo. Un po' ridondante lo spazio per la musica dei Madredeus. L'edizione italiana appiattisce e mortifica la mescolanza delle tre lingue (inglese, tedesco, portoghese).
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