venerdì 12 luglio 2013
PASSIONI E DESIDERI (Fernando Meirelles)
Un film di Fernando Meirelles. Con Anthony Hopkins, Ben Foster, Jude Law, Marianne Jean-Baptiste, Moritz Bleibtreu, Rachel Weisz, Mark Ivanir, Jamel Debbouze, Peter Morgan, Tereza Srbova, Katrina Vasilieva, Riann Steele, Dinara Drukarova, Pamela Betsy Cooper, Sean Power, Johannes Krisch, Russell Balogh, Gabriela Marcinkova, Maria Flor,Sydney Wade, Vladimir Vdovichenkov, Lucia Siposová
Titolo originale 360. Drammatico, durata 115 min. - Gran Bretagna, Francia, Austria, Brasile 2011.
A Vienna una giovane slovacca fa un provino per foto erotiche che la 'promuove' a prostituta da hotel ben pagata. Il primo a richiederne le prestazioni è un uomo d'affari che, scoperto da un possibile acquirente, viene ricattato. L'uomo ha una moglie che ama e che sta cercando di troncare una relazione con un fotografo brasiliano la cui compagna, venuta a conoscenza del tradimento, decide di tornare in Brasile...
Questo non è che l'inizio delle vicende che in un raggio di 360° (come suggerisce il titolo originale) coinvolgono e intrecciano le vite di numerosi personaggi. Il debito esplicito della sceneggiatura di Peter Morgan (Frost/Nixon - Il duello, Hereafter) è nei confronti di Arthur Schnitzler che nel 1897 scrisse "Girotondo" in cui si metteva in scena una sorta di staffetta erotico-amorosa. Fernando Meirelles deve invece alla lezione di Robert Altman la sua capacità di tenere sempre a fuoco i numerosissimi personaggi a cui aggiunge verso la fine un servizievole split screen. Se la morale sessuale è sicuramente cambiata dai tempi dello scrittore austriaco i sentimenti di fondo degli esseri umani non lo sono altrettanto come ben sapeva Stanley Kubrick che proprio con Eyes Wide Shut, adattamento di un suo racconto, ha purtroppo concluso la sua carriera. Morgan sembra avere ben presente questa visione della contemporaneità anche se si permette una citazione un po' mimetizzata. La frase ritornante "Un saggio una volta disse: se sei davanti a un bivio imboccalo" non è precisamente di un saggio ma del giocatore di baseball Yogi Berra che, un po' come Eric Cantona, amava esprimersi per aforismi. Fatta salva questa licenza poetica il film, pur non brillando per originalità (il suo predecessore di maggior successo in tempi abbastanza recenti può essere individuato in Babel) ha il pregio di sottolineare come spesso nella vita il non detto nel campo dei sentimenti finisca con il complicare inutilmente le esistenze. Molti dei protagonisti vivono le proprie manifestazioni emotive come colpevoli. Che si tratti del businessman londinese che ama la moglie ma cerca una prostituta o del dentista musulmano che impone a se stesso di non desiderare la propria assistente in crisi matrimoniale, molti finiscono con il non dichiarare ciò che provano. Chi lo fa, come la giovane brasiliana in temporanea libera uscita dagli obblighi morali, finisce con l'aprire una visione diversa a uno sconosciuto anziano e ripiegato proprio sul senso di colpa.Tutto ciò però non può farci dimenticare la responsabilità che abbiamo verso gli altri e proprio la vicenda della ragazza latinoamericana, ad un certo punto tutta incentrata su sé e sul proprio impulso del momento, ce ne mostra le possibili conseguenze. "La vita è l'arte dell'incontro" diceva il poeta Vinicius de Moraes. Passioni e desideri ce ne ricorda la complessità.
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ET IN TERRA PAX (Matteo Botrugno, Daniele Coluccini)
Un film di Matteo Botrugno, Daniele Coluccini. Con Maurizio Tesei, Ughetta d'Onorascenzo, Michele Botrugno, Fabio Gomiero, Germano Gentile, Simone Crisari,Riccardo Flammini, Paolo Perinelli, Paola Marchetti, Sandra Conti, Alessandra Sani, Clara Ruspesi, Alberto Sperandio, Alberto Mosca, Mario Focardi, Stefano Augeri, Riccardo Gaggioli, Daniele Cortese, Gabriele Sisci, Anna Greggi, Francesca Granatiero, Mattia Nissolino, Sergio Chimenti, Aljosha Massine, Giorgio Biferali, Alessandra Bellucci, Sibilla Passi, Blu Lepore, Luigi Leonardo Filosa
Drammatico, durata 89 min. - Italia 2010.
Raccontare di vite difficili nei sobborghi romani tra miseria e criminalità, dannazione e redenzione non è una faccenda semplice. Specie dovendo confrontarsi con modelli ingombranti come L'odio di Kassovitz sulla banlieue parigina o con ostacoli storicamente insidiosi in operazioni di questo genere (retorica, recitazione sciatta, ecc.). La straordinarietà di Et in terra pax è quella di evitare sistematicamente le insidie suddette per regalare un racconto morale senza la morale medesima né messaggi di qualsivoglia genere.
Banditi gli eccessi e le forzature di sceneggiatura, la storia di Marco e del suo disastrato quartiere scorre con l'irruenza di un fiume in piena ma la levità di una piuma, tra caratterizzazioni azzeccate - maiuscola la prova di Paolo Perinelli nei panni del barista Sergio - e mirabile compostezza in una gestione delle rare sequenze action figlia, su ammissione degli stessi autori, della lezione di Hong Kong. Il fatto che un simile gioiello di saggezza e narrazione disadorna non abbia riscontrato i favori (e quindi i finanziamenti) di Rai e Ministero è questione che invita a una seria riflessione su meccanismi decisionali seriamente da rivedere.
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LA CINA E' VICINA (Marco Bellocchio)
Un film di Marco Bellocchio. Con Paolo Graziosi, Glauco Mauri, Elda Tattoli, Daniela Surina, Mimma Biscardi, Alessandro Haber, Claudio Cassinelli, Pier Luigi Aprà
Commedia, b/n durata 107' min. - Italia 1967
In una cittadina romagnola giovanotto ambizioso, iscritto al PSU (Partito Socialista Unificato), diventa factotum di un professore, futuro assessore, e l'amante di sua sorella, mentre, per vendicarsi, la sua ex fidanzata fa lo stesso con il professore. Si arriva così a un duplice, forzato matrimonio. 2° film di M. Bellocchio che vi riprende i temi di I pugni in tasca (la corruzione degli ambienti familiari, lo squallore sordido della provincia), proiettandoli su una mordace satira del trasformismo politico, dell'ipocrisia borghese, del velleitarismo estremista, del falso riformismo del centrosinistra. Troppa carne al fuoco, forse. Ma, comunque, un lucido e rabbioso film di contestazione.
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L' OCCHIO DEL DIAVOLO (Ingmar Bergman)
Un film di Ingmar Bergman. Con Bibi Andersson, Gunnar Björnstrand, Jarl Kulle, Stig Järrel, Nils Poppe, Gertrud Fridh, Sture Lagerwall, Georg Funkquist, Gunnar Sjöberg,Torsten Winge, Axel Düberg, Kristina Adolphson, Allan Edwall, Ragnar Arvedson Titolo originale Diävulens öga. Commedia, b/n durata 87' min. - Svezia 1959.
La verginità di una donna è un orzaiolo nell'occhio del diavolo" (Detto irlandese). Non tollerando che una fanciulla arrivi casta e pura alle nozze, il Diavolo manda sulla Terra un dongiovanni che la seduca. Variazione sul mito di Don Giovanni, è una commedia grottesca quasi filosofica, riuscita a metà, ma sfavillante d'intelligenza e di brio malizioso, recitata benissimo. Nel '61 in Italia fu vietato ai minori di 16 anni. Tratto da un testo radiofonico del danese Oluf Bang, è uno dei 4 film "leggeri" di Bergman che lo diresse di contraggenio.
Tres
MORTE A VENEZIA ( Luchino Visconti)
Un film di Luchino Visconti. Con Dirk Bogarde, Romolo Valli, Mark Burns, Nora Ricci,Marisa Berenson, Björn Andersen, Carole André, Silvana Mangano, Leslie French,Franco Fabrizi, Marco Tulli, Antonio Appicella, Sergio Garfagnoli, Ciro Cristofoletti,Nicoletta Elmi, Mirella Pamphili, Eva Axen, Bruno Boschetti, Luigi Battaglia, Masha Predit,Marcello Bonini Olas, Dominique Darel
Drammatico, durata 133' min. - Italia 1971.
Nel 1910 Gustav von Aschenbach, anziano musicista fisicamente fragile e spiritualmente inquieto, giunge al Lido di Venezia per una vacanza. Incontra il giovane, bellissimo Tadzio e muore. È, forse, il film più proustiano di Visconti che carica di reminiscenze personali e familiari la trasposizione del racconto (1912) di Thomas Mann. Elegia sulla fine di un mondo con momenti memorabili _ quelli dove emerge con una struggente forza visionaria l'identificazione con il personaggio _ in un contesto di alto accademismo decorativo. La Terza e la Quinta Sinfonia di Mahler _ al quale allude l'Aschenbach di Visconti che in Mann è uno scrittore _ contribuiscono al risultato, con le scenografie di Ferdinando Scarfiotti, i costumi di Piero Tosi e la fotografia di Pasquale De Santis.AUTORE LETTERARIO: Thomas Mann
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APPUNTAMENTO A ORA INSOLITA (Stefano Coletta)
Un film di Stefano Coletta. Con Ricky Tognazzi, Antonio Catania, Giulio Scarpati,Maddalena Crippa, Beppe Fiorello,Karin Giegerich, Marina Rocco
Drammatico, - Italia 2006
La storia di un gruppo di amici, i loro sentimenti, i loro desideri, le loro convinzioni, successi e tradimenti messi a nudo durante una cena come un celebre film del passato. Una storia corale che avvince lo spettatore con i piccoli spostamenti progressivi di dialoghi efficaci e coinvolgenti.
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PANE E TULIPANI ( Silvio Soldini)
Un film di Silvio Soldini. Con Licia Maglietta, Bruno Ganz, Giuseppe Battiston, Marina Massironi, Antonio Catania, Felice Andreasi, Don Backy, Silvana Bosi, Mauro Marino,Manrico Gammarota
Commedia, durata 105 min. - Italia 2000
Licia Maglietta è la "casalinga pescarese" che durante una triste gita in corriera rimane per strada e finisce a Venezia. Chiama il marito e gli dice che tornerà presto. A Venezia fa incontri particolari e ci scappa anche l'intermezzo sentimentale col maturo cameriere Ganz. Film della fuga, dolcemente anomalo, francesizzante. Per schemi non italiani, appunto. Infatti ha sorpreso un po' tutti, compreso il pubblico che lo ha onorato. La Maglietta sembra toccata dalla grazia. Lei, non bella, diventa bellissima e affascinante. Il film si è giocato la nomination italiana per l'Oscar ed è stato battuto, da I Cento passi.
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DON GIOVANNI (Joseph Losey)
Un film di Joseph Losey. Con Ruggero Raimondi, Teresa Berganza, Kiri Te Kanawa, Josè Van Dam, John Macurdy, Edda Moser, Malcolm Kíng, Eric Adiani, Kenneth Riegel
Musicale, durata 183' min. - Francia, Italia, Germania 1979
Dal dramma giocoso in 2 atti (1787) di W.A. Mozart-L. da Ponte. Scortato dal valletto Leporello, Don Giovanni seduce donne, uccide in duello il Commendatore, padre della nobile Anna che corteggia, s'infiamma, nel giorno delle sue nozze, della contadina Zerlina mentre sua moglie Elvira e Ottavio, fidanzato di Anna, lo cercano. Ha un appuntamento col Commendatore, uscito dalla tomba per incitarlo a pentirsi. Incontro di un capolavoro musicale con l'architettura cinquecentesca e veneta del Palladio: il connubio funziona specialmente nella prima parte. Operazione culturale di alto livello con un occhio a Brecht e l'altro al marchese de Sade, ha parecchie invenzioni registiche, una magistrale fotografia (G. Fischer), qualche squilibrio nella 2ª parte e un eroe freddo e pericoloso come l'acciaio. L'insolita mistura di realismo e teatralità suscita reazioni contrastanti. Orchestra e coro dell'Opera di Parigi, diretti da Lorin Maazel.
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IL MANOSCRITTO DEL PRINCIPE (Roberto Andò)
Un film di Roberto Andò. Con Michel Bouquet, Jeanne Moreau, Laurent Terzieff, Paolo Briguglia, Giorgio Lupano, Massimo De Francovich, Veronica Lazar, Lucio Allocca, Ninni Bruschetta,Sabrina Colle, Vito Di Bella Biografico, durata 90 min. - Italia 2000
Guido, intellettuale aristocratico di sessant'anni vuole incontrare Marco, un amico che non vede da quarant'anni, per restituirgli qualcosa che gli appartiene. Marco si mostra esitante e nonostante l'impegno preso non si presenta all'incontro. La loro vicenda incrocia in flashback quella di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, e del manoscritto della sua opera più famosa, "Il gattopardo". Marco e Guido erano due frequentatori del salotto dell'aristocratico nella Palermo degli anni Cinquanta.
Sotto l’egida di Giuseppe Tornatore, Andò affronta la vicenda con una certa passione, culla l’attenzione dello spettatore con le portentose voci over di Omero Antonutti e Roberto Herlitzka, ma scivola spesso nel compiacimento formale. Soprattutto, si fatica a comprendere il senso di tutta l’operazione. Elio Vittorini si rifiutò di pubblicare “Il Gattopardo” che considerava un romanzo anacronistico. Ma l’inattualità nobilissima del Principe non va confusa con l’inutilità. Resta lo spazio vuoto dell'iirredimibile, lo spazio bianco di tutte le cose che avremmo potuto fare e che sono invece , emblema di tutte le occasioni mancate, imbalsamate allo stato di pensiero. Rimane nel finale una fotografia a fissare l'attimo, la umanissima Trinità di Marco, Guido e il Principe Tomasi: un figlio spirituale e un altro adottivo, in mezzo un padre che ha da tempo abdicato al suo ruolo.
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LE BIANCHE TRACCE DELLA VITA (Michael Winterbottom)
Un film di Michael Winterbottom. Con Nastassja Kinski, Milla Jovovich, Peter Mullan, Wes Bentley, Shirley Henderson Titolo originale The claim. Drammatico, durata 120 min. - Gran Bretagna, Canada 2000.
1867. Corsa all'oro in California. La cittadina mineraria di Kingdom Come è governata o, meglio, dominata da Daniel Dillon, arricchitosi anni prima grazie alla vendita di sua moglie e della loro bambina. Ora le due compaiono in città. Le cose per Dillon prendono una piega diversa dall'abituale. Winterbottom è un regista sicuramente dotato (vedi Welcome to Sarajevo e Go now) che ha il difetto di girovagare troppo tra i generi. Sono pochi i registi che si possono permettere l'eclettismo e lui non è tra questi.
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LA SORGENTE DEL FIUME (Theo Angelopulous)
Un film di Theo Anghelopulous. Con Alexandra Aidini, Nikos Poursanidis, Giorgios Armenis, Vassilis Kolovos, Eva Kotamanidou, Michael Yannatos Titolo originale Trilogia I: To Livadi pou dakryzei. Drammatico, durata 170 min. - Grecia 2004
Con Anghelopoulos non ci sono vie di mezzo: o lo si ama o lo si detesta. Il suo uso tanto raffinato quanto esasperato del piano sequenza. La sua attenzione maniacale alla composizione dell`inquadratura. I suoi tempi dilatati vanno sicuramente controcorrente rispetto al cinema di consumo. Ma conserva indubbiamente un suo fascino visivo, al di là delle scelte ideologiche che hanno sempre innervato il suo fare cinema. Questo primo film di una trilogia che vede l'Italia come coproduttore intende raccontare la storia della Grecia dall'emigrazione dalla Russia bolscevica sino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Lo fa, come si diceva, con grande rigore formale tanto che talvolta la storia dei due protagonisti di cui si raccontano le vicende sembra non contare.
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LA POLVERE DEL TEMPO (Théo Angelopoulos)
Un film di Théo Angelopoulos. Con Willem Dafoe, Bruno Ganz, Michel Piccoli, Irène Jacob,Christiane Paul., Reni Pittaki, Kostas Apostolidis, Alexandros Mylonas, Norman Mozzato,Alessia Franchin, Valentina Carnelutti, Tiziana Pfiffner, Chantel Brathwaite, Herbert Meurer, Alexandra Maria Lara, Oliver Unkel
Titolo originale Trilogia II: I skoni tou hronou. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 125 min. - Grecia, Italia, Germania, Francia, Russia 2008.
A, regista americano di origine greca, si reca a Cinecittà per ridare il via a un film di cui aveva improvvisamente interrotto le riprese senza fornire spiegazioni. Il film racconta la storia di Eleni, sua madre, che nella vita ha amato due uomini ed è stata a sua volta riamata nonostante la vita e le vicende politiche l'abbiano in passato separata a lungo da loro. Gli eventi che hanno segnato la seconda metà del Ventesimo Secolo, a partire dalla morte di Stalin, vengono rivisitati con trasferimenti nel tempo e nello spazio. Si passa dal Kazakistan alla Siberia, dall'Italia alla Germania agli Stati Uniti. Si tratta di un flusso di ricordi che si fanno presente mentre la vita di A. è turbata dalla separazione dalla moglie e dalla scoperta del dolore che attraversa l'animo della figlia adolescente.
Capitolo secondo di una trilogia The Dust of Time si configura come un film di Angelopouolos in cui il regista letteralmente deborda. Per un giovane spettatore che si accosti per la prima volta al suo cinema l'effetto può essere davvero affascinante ma per chi ne conosca la filmografia l'esito è profondamente diverso.Sembra quasi che il regista abbia voluto realizzare una sorta di riassunto per immagini e situazioni del suo cinema. Solo che le masse, le nebbie, gli interventi teatrali, l'uso dello spazio e degli stessi piani sequenza (qui molto meno presenti rispetto al passato) avevano nel suo cinema una potenza che ne facevano, in più di un'occasione, dei veri capolavori. Oggi la coazione a ripetere (pur avendo a disposizione un cast davvero d'eccezione) prevale su tutto. Ciò che prima trasmetteva una lettura definita e 'forte' della Storia e degli uomini più o meno consapevolmente attori o vittime di essa si è trasformato in un museo delle cere autodedicato. Forse per il Maestro è giunta l'ora di fermarsi a meditare sul senso del fare cinema in un mondo che cambia. Quando i rivoluzionari cominciano a conservare se stessi i tempi non sono felici.
tres
LE AVVENTURE DEL TOPINO DESPEREAUX (Sam Fell, Robert Stevenhagen)
Un film di Sam Fell, Robert Stevenhagen. Con Matthew Broderick, Dustin Hoffman, Emma Watson, Tracey Ullman, Kevin Kline,William H. Macy, Stanley Tucci, Ciarán Hinds, Robbie Coltrane, Tony Hale, Frances Conroy, Frank Langella, Richard Jenkins, Christopher Lloyd, Charles Shaughnessy, Sigourney Weaver, Rodolfo Bianchi, Luca Biagini, Stefano De Sando, Toni Garrani, Paolo Lombardi, Dario Penne, Domitilla D'Amico, Fabrizio Pucci,Mino Caprio, Oreste Baldini, Carlo Scipioni, Letizia Ciampa, Stefano Mondini, Stefano Benassi, Aurora Cancian, Barbara CastracaneTitolo originale The Tale of Despereaux.Animazione, durata 90 min. - USA, Gran Bretagna 2008. -
Tanto tempo fa nel reame di Doremi nasce un topo diverso. Tutti gli altri topi, pavidi e costantemente impauriti, lo chiamano "coraggioso" in realtà Despereaux è solo curioso, talmente tanto da superare la naturale paura che identifica la sua razza. Non è il rischiare di far scattare le trappole per prendere il formaggio o l'avventurarsi nelle stanze degli umani a caratterizzarlo ma il fatto che invece che rosicchiare le pagine dei libri lui le legga, attratto al fascino del racconto. Tramite questo salto intellettuale capisce cose nuove e si distingue dalla comunità che inevitabilmente lo condanna spedendolo nel regno sotterraneo dei ratti, parenti più infidi, maligni e sporchi dei topi. Lì incontrerà Roscuro, un ratto di nave finito per errore tra i suoi simili di città anche lui per certi versi diverso dagli altri perchè amante della luce. Le loro avventure si incroceranno cavallerescamente con la storia del regno di Doremi, oscurato dalla morte della sua regina e privato della linfa vitale.
Le avventure del topino Despereaux è una vera favola moderna. Della favola mantiene tutto l'impianto mitologico (i reami dominati da regnanti buoni ma intristiti, le principesse, i cavalieri, i nemici da battere, i tradimenti, le agnizioni e le imprese) ma la contamina con tutto il modo moderno di intendere un racconto. Despereaux sogna di essere come i cavalieri di cui legge le avventure e la sua vita ne ricalca lo stile in una mimesi tra racconto e forma-racconto tipica del postmoderno, allo stesso modo anche il ruolo della principessa è inteso solo a partire da ciò che già sappiamo essere le sue caratteristiche topiche per arrivare ad altro e più di tutto infine si tratta di un racconto di affermazione intellettuale e non fisica. Per tutto questo alla fine il primo lungometraggio in computer grafica della Universal parla dritto al cuore degli adulti o quantomeno dei giovani adulti anche se si propone palesemente come un prodotto per bambini. Siamo lontani dai doppi livelli di lettura dei cartoni Dreamworks e Pixar, Le avventure del topino Despereaux comunica quale sia il suo target in ogni immagine eppure ha un sottotesto molto alto e una morale di fondo lontanissima da quella di stampo cristiano cui siamo abituati (male e bene non si contrappongono dialetticamente ma si contaminano continuamente).Si tratta di un prodotto particolare e sofisticato che anche nella scelta estetica di uno stile pittorico ricorda per certi versi le illustrazioni favolistiche tradizionali e in alcuni inserti immaginari i classici Disney afferma la sua diversità intellettuale. Volutamente privo dell'umorismo devastante della Dreamworks e dell'azione furiosa di molti prodotti per bambini potrebbe mancare l'obiettivo commerciale ma di certo l'opera di Sam Fell (che adatta il racconto omonimo di Kate DiCamillo) rimarrà come uno degli esperimento più peculiari ed intriganti del suo genere.
tres
BETTY BLUE (Jean-Jacques Beineix)
Titolo originale 37°2 le matin
Francia 1986
Un film di Jean-Jacques Beineix.
Con Jean-Hugues Anglade, Consuelo De Havilland, Béatrice Dalle
Drammatico,
durata 122' min. -
Zorg, giovanotto con ambizioni letterarie, lavora come factotum in un villaggio balneare. Betty è bella e matta come un purosangue. Amore a prima vista e sesso a volontà. Una mancata maternità scatena una follia distruttiva nella ragazza. È un cocktail di vizi e virtù, presumibilmente ereditati dal romanzo di Philippe Dijan. All'attivo: la coppia dei protagonisti, l'immaginoso senso del colore, l'umorismo agrodolce. Al passivo: incapacità di raccontare con semplicità, gusto dell'eccesso, mancanza di modestia, estetismo della bella immagine che scade nel cromatismo da spot. Il tecnico soffoca il narratore: il virtuosismo non è una virtù. Nel 1991 uscì a Parigi l'edizione integrale di 185 minuti.
Tres
MARILYN (Simon Curtis)
Titolo originale My Week with Marilyn
Gran Bretagna, USA 2011
Un film di Simon Curtis.
Con Michelle Williams, Eddie Redmayne, Julia Ormond, Kenneth Branagh, Pip Torrens.
Biografico,
durata 99 min.
È l'estate del 1956 e il ventitreenne Colin Clark, fresco di laurea, vuole a tutti i costi lavorare nel cinema. Grazie a un misto di tenacia ed educazione riesce a farsi assumere come terzo assistente alla regia sul set del "Principe e la ballerina". Laurence Olivier lo prende sotto la sua ala, Vivien Leigh gli chiede di controllare il marito in sua assenza, ma Colin si ritroverà presto da una parte e una soltanto: quella di Marilyn Monroe.
Simon Curtis adatta il memoir di Clark, catalogabile alla voce "realtà che supera la fantasia", che è appunto la favola vera di quando, ragazzo qualunque o quasi, lo scrittore si ritrovò a passare una settimana con la donna più desiderata del mondo, fianco a fianco, in giro per l'Inghilterra e persino nello stesso letto. Ma è una favola venata di malinconia fin dall'inizio ed è proprio quel romanticismo color ocra che Curtis insegue, in fondo, con discreti risultati. E se Michelle/Marilyn non dovesse brillare abbastanza di luce propria, ecco posizionato a puntino Eddie Redmayne, alter ego dello spettatore, che con il suo sguardo innamorato, ancora incredulo rispetto alla possibilità di vedere la diva più famosa al mondo così da vicino, ne esalta la presenza ad ogni inquadratura. La sceneggiatura è ben scritta e il cast di supporto lavora in maniera intelligente per la riuscita della grande illusione: far rivivere Marilyn. Kenneth Branagh, su tutti, fa sfoggio di una squisita autoironia nell'interpretare un artista sicuro di sé che si ritrova in una posizione insicura, a cavallo tra teatro e cinema, passato e futuro. Il suo Olivier possiede infatti un marchio di sigarette, la capacità di parlare con l'ambasciata e trovare un visto per il "comunista" Arthur Miller e una scioltezza nelle battute che non ha pari, mentre Marilyn è insicura all'eccesso, inibita dagli psicofarmaci, minata dalla solitudine, eppure lei è anche la verità di contro all'interpretazione, lo specchio anziché la maschera, la magia senza spiegazione e senza rivali della fotogenia. L'operazione è calligrafica e si fa addirittura scolastica nel finale dentro la saletta di proiezione, ma Michelle Williams ha vinto la sua sfida e poi di Marilyn non se ne ha mai abbastanza.
Tres
COSI' LONTANO COSI' VICINO! (Wim Wenders)
Un film di Wim Wenders. Con Bruno Ganz, Peter Falk, Nastassja Kinski, Horst Buchholz,Solveig Dommartin, Rudiger Vogler, Lou Reed, Otto Sander, Willem Dafoe, Heinz Rühmann, Udo Samel
Titolo originale In weiter Ferne, so nah!. Fantastico, durata 140' min. - Germania 1993
Seguito di Il cielo sopra Berlino (1987): l'angelo Cassiel si fa uomo per salvare una ragazzina e, prima di morire dopo aver fatto del bene al prossimo, incontra due ex angeli, un angelo tenero, l'angelo-demone Emit Flesti (anagramma e bifronte di Time Itself), acrobati di circo, un celebre cantante rock, un supercriminale che traffica in armi e pornofilm, un anziano tassista, un investigatore e persino un fugace Gorbaciov che predica. Film rapsodico e impuro, in continua altalena tra Mito e Storia, intriso di citazioni filmiche (Chaplin, Lang, Vigo), meditazioni sulla vita, l'arte, la morale, rievocazioni del passato nazista e riflessioni sul presente con qualche bella invenzione registica. La mancanza di Peter Handke in sceneggiatura si sente. Apparizione speciale dell'ex presidente URSS Gorbaciov.
Tres
FALSO MOVIMENTO (Wim Wenders)
Un film di Wim Wenders. Con Rudiger Vogler, Hanna Schygulla, Marianne Hoppe,Nastassja Kinski, Ivan Desny, Hans Christian Blech, Peter Kern, Lisa Kreuzer, Adolf Hansen, Gustav Leonhardt
Titolo originale Falsche Bewegung. Drammatico, durata 103' min. - Germania 1974
Indotto dalla madre, il giovane scrittore Wilhelm si mette in viaggio dalle rive del Mare del Nord sino alle Alpi, facendo diversi incontri. Alla fine confessa di non riuscire a "interessarsi agli altri". Ispirato ai Wilhelm Meisters Lehrjahre (1795-96) di J.W. Goethe e adattato da Peter Handke, è un film di viaggio decadente e sinuoso nei suoi lenti piani-sequenza che chiede allo spettatore attenzione razionale più che coinvolgimento emotivo nel suo tentativo, soltanto in parte risolto, di esprimere un indistinto malessere, vacuità, assenza, impotenza, indifferenza. Esordio di Nastassia Kinski col nome di Nakszynski.AUTORE LETTERARIO: Johann Wolfgang Goethe.
tres
IL CIELO SOPRA BERLINO (Wim Wenders)
Un film di Wim Wenders. Con Bruno Ganz, Peter Falk, Solveig Dommartin, Otto Sander,Didier Flamand,
Curt Bois, Lajos Kovács, Teresa Harder, Bernard Eisenschitz, Daniela Nacincova, Scott Kirby, Hans-Martin Stier, Sigurd Rachmann, Elmar Wilms, Beatrice Manowski, Bruno Rosaz, Laurent Petitgand, Christoph Merg, Chick Ortega, Otto Kuhnle
Titolo originale Der Himmel uber Berlin. Fantastico, Ratings: Kids+16, durata 130' min. - Germania 1987.
Due angeli scendono a Berlino e, invisibili, osservano il comportamento degli umani senza poter far nulla per aiutarli. Uno dei due s'innamora e diventa uomo, dunque mortale. Film del rimpatriato W. Wenders dopo un lungo soggiorno negli USA, ha critici severi che gli rimproverano l'accademismo più che incipiente, la prolissità, la concettualità poeticizzante (dialoghi di Peter Handke); altri lo elogiano come moderna favola che coniuga malinconia e tenerezza e recupera la memoria storica e visiva di Berlino, poema unanimista intessuto di storie individuali, appassionato inno alla "terrestrità".
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NEL CORSO DEL TEMPO (Wim Wenders)
Un film di Wim Wenders. Con Rudiger Vogler, Lisa Kreuzer, Hanns Zischler, Rudolf Schundler, Marquard Bohm, Hans Dieter Trayer, Franziska Stömmer, Patric Kreuzer, Wim Wenders
Titolo originale Im Lauf der Zeit. Drammatico, b/n durata 175' min. - Germania 1975
È la storia dell'incontro casuale di due uomini sui trent'anni (uno ripara proiettori cinematografici, l'altro è uno psicolinguista), del loro viaggio lungo il confine tra le due Germanie, della loro reciproca conoscenza, della loro separazione. A Cannes nel 1976 vinse il premio della Critica internazionale. Film di viaggio (anzi, di erranza) come Alice nelle città (1973) e Falso movimento (1974), è una riflessione sulla Germania prospera, mercantile e americanizzata del miracolo economico, sul malessere della generazione postbellica, sulla dissoluzione del mito dell'uomo forte, sul cinema, rappresentato nel suo versante materiale (la pellicola, la macchina da proiezione, il sonoro). È uno di quei rari film che trasmettono il piacere di andare al cinema, rispettando l'intelligenza dello spettatore e, insieme, sollecitandone i sensi.
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LISBON STORY (Wim Wenders)
Un film di Wim Wenders. Con Rudiger Vogler, Patrick Bauchau, Vasco Sequeira, Canto e Castro, Viriato Jose da Silva, João Canijo, Ricardo Colares, Joel Cunha Ferreira, Sofia Bénard da Costa, Vera Cunha Rocha, Elisabete Cunha Rocha, Pedro Ayres Magalhães,Rodrigo Leão, Gabriel Gomes, Teresa Salgueiro, Manoel De Oliveira
Chiamato a Lisbona dall'amico regista Friedrich (Bauchau) che vi sta girando un documentario muto e in bianconero, il fonico Philip trova una casa vuota dove rimangono soltanto le pizze del materiale girato. Non gli rimane che andarsene in giro per Lisbona, registrare suoni, ascoltare la musica del quintetto dei Madredeus e innamorarsi della loro cantante. Sulla soglia dei 50 anni Wenders fa il suo film più leggero, decontratto, attraversato da una brezza di giuoco divertito con margini di autoironia. È un film sul cinema, sul centenario del cinema (con omaggi a Fernando Pessoa e a Manoel de Oliveira, classe 1908, che si permette un'entrata charlottiana), una riflessione sui rapporti tra immagine e suono, pellicola e video, verità e menzogna, sull'opposizione tra cinema americano (delle storie) e cinema europeo (dello sguardo). Conclude il discorso sul guardare (filmare) che Wenders cominciò con Lo stato delle cose e continuò in Fino alla fine del mondo. Un po' ridondante lo spazio per la musica dei Madredeus. L'edizione italiana appiattisce e mortifica la mescolanza delle tre lingue (inglese, tedesco, portoghese).
tres
IL FIORE DELLA PASSIONE (Joe D'Amato)
Il fiore della passione (Passion's Flower) è un film di genere drammatico della durata di 85 min. diretto da Joe D'Amato e interpretato da Kristine Rose, Robert LaBrosse, Cristine Frischnertz, Jack Ciolino, Laura Gemser.
Prodotto nel 1994 in Italia.
Appena uscito di prigione, Jeff conosce la biondissima Linda e i due hanno una breve relazione. Ma le cose prendono una nuova piega quando Jeff scopre che Linda è la nuova moglie del fratello. Ormai uniti da una folgorante passione, i due pianificano di uccidere l'anziano fratello per incassare insieme i soldi dell'eredità lasciata dal padre di Jeff e vivere il loro amore.
tres
LA GIUSTA DISTANZA (Carlo Mazzacurati)
Un film di Carlo Mazzacurati. Con Giovanni Capovilla, Ahmed Hafiene, Valentina Lodovini,Giuseppe Battiston, Roberto Abbiati, Natalino Balasso, Stefano Scandaletti, Mirko Artuso,Fabrizio Bentivoglio, Marina Rocco, Ivano Marescotti
Drammatico, durata 106 min. - Italia 2007. - 01 Distribution uscita sabato 20 ottobre 2007.
Quando nel paesino di Concadalbero, alle foci del Po, arriva la nuova maestra elementare, la bella e cittadina Mara, la nebbia sembra diradarsi e gli occhi degli uomini tornano a guardare. È così per Giovanni, diciottenne al primo incarico di inviato per "Il Resto del Carlino" e per Hassan, meccanico tunisino stimato e rispettato, in una parola "integrato". Sotto lo sguardo curioso del più giovane, nasce la storia d'amore tra i due adulti, dapprima sotto il segno dell'inquietudine (Hassan spia la ragazza al buio della sera), poi della passione, infine della tragedia. Solo trasgredendo alla regola della "giusta distanza" raccomandatagli dal direttore del giornale, che lo vorrebbe né indifferente né troppo coinvolto, Giovanni riuscirà a riportare la giustizia nel paese (l'Italia) dei giudizi scontati. Allo stesso modo, solo abbandonando la giusta distanza che gli imponevano i soggetti degli ultimi film e tornando nei luoghi dove si era manifestata vent'anni fa l'urgenza del cinema, Mazzacurati si libera dei pesanti precedenti e spicca finalmente un nuovo volo. Dopo un remake (A cavallo della tigre) e un adattamento (L'amore ritrovato, da Cassola), il regista di Notte italiana, scortato alla sceneggiatura dalle mani dolci ed esperte di Doriana Leondeff e del romanziere Claudio Piersanti, torna nel Polesine e trasforma questo quadrato di terra piatta in una tela sulla quale dimostra di sapere ancora dipingere un mondo autentico e personalissimo.Tra boschi di pioppi e battelli sul fiume, tra reminiscenze di Olmi e Fellini, l'obiettivo di Luca Bigazzi indaga un'umanità immobile e grottesca, accogliente all'apparenza ma in definitiva inospitale, che allontanerà fatalmente i tre protagonisti, chi verso la morte e chi verso una nuova vita. Questo il cuore del film, non la trama gialla, esile e amara, ma un mondo in cui il tabaccaio ha la moglie rumena e il Suv, in cui la barista è una cinese e l'autista del bus sta per sposare l'estetista. Un luogo ossessionante eppure familiare, nessun posto e ogni dove, trasfigurato in uno scenario gotico padano dalla musica originale dei Tin Hat. Il coraggio con cui Mazzacurati affida i ruoli principali a tre attori alla prima prova da protagonisti -Valentina Lodovini, Ahmed Hafiene e Giovanni Capovilla (quest'ultimo alla primissima esperienza)- viene ripagato dalla qualità della loro interpretazione e dal piacere di riconoscere il frutto di un lavoro importante, spesso trascurato ma connaturato al cinema stesso, ovvero la ricerca della giusta faccia. Tra i soliti noti, invece, spiccano Giuseppe Battiston e Fabrizio Bentivoglio in due ruoli-macchietta, sfortunatamente più veri del vero.
tres
FRATELLI IN ERBA (Tim Blake Nelson)
Un film di Tim Blake Nelson. Con Edward Norton, Keri Russell, Richard Dreyfuss, Susan Sarandon, Josh Pais, Melanie Lynskey, Pruitt Taylor Vince, Henry Max Nelson, Alyssia Dujmovich, Ken Cheeseman, Steve Earle, Naima Imani Lett, Maggie Siff, Tim Ware, Robin McGee, Chris Freihofer, Lucy DeVito, Kent Jude Bernard, Amelia Campbell, Tim Blake Nelson, Randal Reeder, Leo Fabian, Tina Parker, Lisa Benavides, Jenna Podell, Ty Burrell, Lee Wilkof
Titolo originale Leaves of Grass. Commedia, durata 105 min. - USA 2009.
I fratelli Kincaid sono due, Bill e Brady (entrambi interpretati da Edward Norton), gemelli assolutamente indistinguibili ma solo per quel che riguarda l'aspetto fisico. Infatti mentre uno è scappato dalla cittadina di provincia in cui sono nati, ha duramente rimosso il forte accento ed è diventato professore universitario di filosofia antica, l'altro ha conservato sia il luogo di residenza che l'accento (di cui non c'è ovviamente traccia nell'edizione italiana che appiattisce qualsiasi differenza linguistica al pari del lavoro fatto da Norton per rimarcarle) e ora ha messo in piedi una florida coltivazione di marijuana e il relativo commercio illegale. Le loro vite tornano ad incrociarsi quando il secondo richiama il primo nel paese natale inscenando la propria morte. Il vero obiettivo è convincerlo a sostituirsi a lui per un giorno, in modo da avere un alibi perfetto per il crimine che ha in mente di commettere.
Che Fratelli in erba non sia una commedia disimpegnata come altre (come la promozione e la titolazione sembrano invece suggerire) lo si può capire subito, fin dal suo curioso inizio che, in nuce, racconta tutta l'essenza della storia che verrà. Bill Kincaid, sta tenendo una lezione su Socrate, la sua etica e la pessima fine che fa chi si illude di aver raggiunto un vero equilibrio nella vita, dopodichè si trova a sostenere con un'allieva, che da lui desidera ben altro che lezioni, una discussione sul rapporto che esiste tra commedia e tragedia. Questi due elementi sono le basi su cui Tim Blake Nelson (grande caratterista del cinema americano e qui impegnato in un ruolo solo apparentemente marginale) costruisce il suo sesto film da regista e sulle quali bene o male ha incentrato anche le precedenti produzioni (O come Otello, La zona grigia...): un'attenta mistura di commedia e tragedia e un'inesorabile condanna per le ambizioni di gran parte dei suoi personaggi. Ma non solo, esiste in Fratelli in erba anche una spiccata volontà di dipingere l'insensata casualità della vita che si accanisce proprio contro chi, adoperandosi per il proprio futuro, cerca di dominare il fato. Ciò avviene attraverso incontri casuali che si rivelano determinanti, figure a prima vista innocue, ameni uomini di potere come quello interpretato da Richard Dreyfuss e improvvise impennate di violenza che ricordano il cinema dei fratelli Coen. Si respira infatti, da un certo punto in poi del film, un senso di morte imminente e un'imprevedibilità molto simili a quelli imperanti nei film dei due registi americani, per i quali Blake ha interpretato un piccolo ruolo e ha cantato una canzone della colonna sonora inFratello dove sei?. Senza voler sottoporre Fratelli in erba ad ingiusti confronti, non si può non notare come nonostante le piccole ambizioni del film il risultato sia più che meritevole. Sul canovaccio classico della commedia degli equivoci (qui favorito dal fatto che i due protagonisti sono gemelli monozigoti), Blake riesce nella non facile impresa di realizzare un film unico, bagnato da un profluvio improvviso di sangue e dotato di una funzione fortemente morale. Il suo segreto, probabilmente, sta nella straordinaria capacità di giocare con le aspettative degli spettatori. Rimarrà infatti stupito chi, avendo visto la prima parte del film, penserà di poterne prevedere la seconda.
tres
SETTE ANNI IN TIBET (Jean-Jacques Annaud)
Danny Denzongpa, Victor Wong, Ingeborga Dapkunaite, Jamyang Jamtsho Wangchuk,Lhakpa Tsamchoe, Jetsun Pema, Ama Ashe Dongtse, Sonam Wangchuk, Ric Young,Ngawang Chojor
La storia vera dell'austriaco Heinrich Harrer (1912-2006), tratta dalla sua autobiografia: alpinista, campione di sci, attore, arruolato nelle SS, conquistatore della parete Nord dell'Eiger nel 1938, mancato scalatore nel 1939 del Nanga Parbat, uno degli 8000 della catena himalayana. Prigioniero degli inglesi, evade dal campo di prigionia nel 1942 con un compagno. Giunto a Lhasa, città proibita del Tibet, diventa amico di un Dalai Lama adolescente, cinefilo e curioso dell'Occidente. Colossal alla "National Geographic" di grandiosità vacua senza brividi né vere emozioni in linea con la moda del buddismo tibetano, le velleità spiritualeggianti e New Age di fine millennio care agli intellettuali mezze calze della cultura euroamericana che si proclamano atei ma spiritualisti, riducendo il buddismo al suo afflato pacifista e alla compassione universale. La conversione di Harrer (il bel B. Pitt) da nazista egoista, spavaldo e muscolare ad adulto mite e buono è enunciata senza sfumature, ma non raccontata. Sfilacciato, prolisso e un po' tedioso anche nelle sue parti semidocumentaristiche nell'esotismo quotidiano di Lhasa. Scritto da Becky Johnston.AUTORE LETTERARIO: Heinrich Harrer.
tres
UN TRANQUILLO WEEK-END DI PAURA (John Boorman)
Un film di John Boorman. Con Jon Voight, Ned Beatty, Burt Reynolds, Ronny Cox, Bill McKinney, Herbert Cowboy Coward
Titolo originale Deliverance. Drammatico, durata 109' min. - USA 1972.
Quattro amici di Atlanta (Georgia) decidono di passare un weekend discendendo in canoa il fiume Chattooga che attraversa la valle della Cahula, prima che il paesaggio sia sconvolto dalla costruzione di una diga. La gita si trasforma in un incubo di violenza e di morte. Tratto da un romanzo di James Dickey che l'ha sceneggiato e che compare nel film nella piccola parte di uno sceriffo, il film svolge i temi del confronto tra natura e civiltà, tra mondo urbano e mondo rurale e della necessità della violenza individuale a contatto con la natura selvaggia. Quello dei quattro cittadini è un viaggio negli inferi dell'inconscio, del pre-storico, del mito in un contesto di dolore e di morte. Tra le diverse scene memorabili da citare almeno il duetto di banjo e chitarra all'inizio. Ottima fotografia di V. Zsigmond.AUTORE LETTERARIO: James Dickey.
tres
IL VELO DIPINTO (John Curran)
Un film di John Curran. Con Naomi Watts, Edward Norton, Liev Schreiber, Diana Rigg,Toby Jones, Shihan Cheng, Bin Li, Alan David [I], Marie-Laure Descoureaux, Sally Hawkins, Juliet Howland, Lorraine Laurence, Johnny Lee, Li Feng, Gesang Meiduo, Ian Renwick
Titolo originale The Painted Veil. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 125 min. - USA, Cina 2006. - Eagle Pictures uscita venerdì 23 febbraio 2007.
Kitty, una giovane donna della borghesia inglese in età da marito, sposa Walter Fane, un medico specializzato in batteriologia che nutre per lei un sentimento profondo. Dopo il matrimonio, contratto per compiacere la madre, Kitty si trasferisce con Walter a Shangai, dove, annoiata, cede alle lusinghe di sir Charles Townsend, vice console maritato e padre di due figli. L'adulterio viene presto scoperto da Walter che, ferito, decide di rivalersi conducendo la moglie al villaggio di Mei-tan-fu colpito da un'epidemia colerica. L'isolamento forzato e le condizioni di morte e miseria in cui versa la gente del villaggio, costringono Kitty a un esame di coscienza che getta sul marito una luce nuova. Commossa dall'amorevole dedizione con cui Walter giorno e notte assiste i malati, Kitty decide di appoggiare la sua missione e di rendersi utile in ospedale. In quel luogo sperduto impareranno ad amarsi e a perdonarsi.
I romanzi di Maugham, scrittore britannico morto nel 1965, sono stati per anni la magnifica ossessione di Edward Norton. La sua scelta è poi ricaduta su "Il velo dipinto", già trasposto sullo schermo nel 1934 da Richard Boleslawski e interpretato, nello splendore del bianco e nero, da Greta Garbo. Il risultato è un film delicato che restituisce allo spettatore l'esperienza di una lettura diretta del libro, a cui rimane fedele, almeno nelle atmosfere e nei dialoghi. A cambiare, fino a stravolgere il senso della storia, è l'epilogo, per il quale lo sceneggiatore Ron Nyswaner sceglie la più facile soluzione della riconciliazione spirituale e fisica della coppia. Se il punto di osservazione, assunto dal romanziere e dallo sceneggiatore, è lo stesso (quello di Kitty), la differenza sta nel modo di intendere il suo personaggio, che nel film viene indagato non tanto per le sue caratteristiche psicologiche e sociali, ma in base alla funzione che svolge nello sviluppo del racconto. La Kitty letteraria, calata perfettamente nella Cina inglese degli anni '20, è portatrice inquieta di una drammatica disparità, è un "accessorio" di famiglia da emancipare attraverso il matrimonio. I suoi viaggi, quello geografico e quello interiore, la condurranno principalmente alla scoperta di sé. La rivelazione del suo essere, niente affatto consolatoria, non fa che riconfermarle la sua vocazione all'egoismo e all'individualismo. La Kitty di John Curran, certamente più moderna e meno greve del suo doppio letterario, risolve a letto i veleni coniugali e certi vizi morali. Il regista canadese conferma Naomi Watts e torna a "giocare coi grandi" all'adulterio come conseguenza del tedio esistenziale e della caducità della passione coniugale. Su una cosa regista e scrittore sono d'accordo: l'infedeltà non comporta necessariamente la rovina. Basta s-velarsi e trovare la strada del perdono.
Tres
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